Le "rune" sono segni di scrittura nell'alfabeto dei popoli nordici e gli elfi i piccoli geni dell'aria nella mitologia nordica. Come Elfa desidero comunicare parole di saggezza, pace e solidarietà fra i popoli, aiutare le persone a ritrovare se stesse, ad avere più autostima e a vivere meglio la loro vita. Occorre iniziare e terminare la giornata con un sorriso. Amare sempre appassionatamente l'esistenza e le persone che incontri sul tuo cammino.

domenica, settembre 30, 2007

Vivere e amare

Da diversi mesi non scrivo sulle "Rune elfiche", troppo cose sono successe di cui alcune tristi ed altre gioiose, ma non è il momento di abbandonarsi a malinconie, oggi è un momento di gioia che desidero condividere con voi cari amici che mi seguite…
Nella mia vita sono successe tante cose, ma la più importante è stato l’incontro con persone che mi hanno arricchito, con la loro amorevolezza, fiducia e carica di simpatia.
Ricordo sempre le parole dette a "Terra Futura" dello scorso anno da Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che noi ci arricchiamo solo nell’entrare in contatto con il volto dell’altro e nello scambio di esperienze personali: "ognuno di noi è un volto unico e irripetibile, l’altro è la ricchezza ed è ricco per te perché differente da te; non ci si incontra mai per caso, ogni incontro nella vita è un mistero, ci si trova insieme e ci si tocca vicendevolmente…"
Rivolgo un pensiero affettuoso a tutti i nuovi colleghi di lavoro, fiorentini e non, presso il Complesso mediceo laurenziano, nella Basilica e Biblioteca, che può vantare di avere la scala più bella del mondo, disegnata da Michelangelo. Il chiostro è magico, a maggio le azalee fiorite sono un tripudio di colori, al centro delimitato dalle siepi di bosso, c'è un arancio con i frutti in ogni stagione dell'anno, Un luogo di pace vicino al brusio del mercato. Per me la Basilica di San Lorenzo è un po’ la seconda casa, da oltre dieci anni la frequento, mi sono affezionata a Mons. Livi e alla saggezza dei suoi 93 anni; quando sono tornata dal viaggio in Nepal con la Caritas gli ho messo intorno al collo la sciarpa gialla buddista, che si porge in segno di rispetto, e l’ho ribattezzato il "Dalai Lama di San Lorenzo"… Come non ricordare la mitica Cesarina, una perpetua che non si ferma mai e si dà da fare da mattina a sera e Don Fabrizio, che con umiltà ha rinunciato al titolo di Mons. Porcinai per essere più vicino a noi catechisti e poi Fernando e Alviero, che si occupano della Basilica con instancabile dedizione, Franco che con simpatia gestisce il bookshop.
Da maggio vivo assai di più nella seconda casa, accogliendo i turisti che vengono a visitare la celebre chiesa, mausoleo della potenza e ricchezza della famiglia dei Medici, coadiuvata da colleghi con cui è un piacere collaborare e dagli amici volontari dell'associazione Ars et Fides che, con le nostre preparatissime storiche dell'arte, riescono a far comprendere tutta la bellezza di un capolavoro del Rinascimento. Non posso citarli ad uno ad uno i "ragazzi" e le "ragazze" di San Lorenzo, la lista è troppo lunga, ma ognuno di loro è un volto irripetibile, con ognuno c’è uno scambio di esperienza che mi arricchisce.
Il giovedì mattina invece cambio casa, nel senso che non lavoro a San Lorenzo, ma nella bella biblioteca della cooperativa Opera d’Arte; l’edificio è antico con alti soffitti a cassettoni, si trova in via dello Studio, ed era la sede dello "studio fiorentino", ovvero la prima università fondata nel capoluogo della Toscana. Dalle finestre si intravede la piazza dei Maccheroni dove ci sono gli uffici dell’amministrazione e direzione di Opera d’Arte…… un caloroso saluto e un augurio di buon lavoro a tutto il personale…
In biblioteca incontro tanti "amici", in primis le due giovani e simpatiche dottoresse che con me animano questo luogo, e poi loro: i "libri" che ho sempre amato, perché leggere è una delle grandi passioni della mia vita. Con i libri ho un rapporto affettivo, mi danno molto, sia che siano romanzi, saggi oppure volumi di arte illustrati, di cui è ricca la biblioteca di Opera d’Arte…
L’autore è nascosto all’interno delle pagine, leggendo un libro è come instaurare un rapporto con chi l’ha scritto e alcuni libri mi hanno dato tantissimo… Uno fra tanti: "Il profeta" di Kahlil Gibran, il capolavoro del poeta libanese, che ripercorre i temi fondamentali della nostra esistenza a cominciare dall’amore cui sono dedicate le prime pagine.
Amare e condividere la vita con una persona al giorno d’oggi è sempre più difficile, soprattutto per i ritmi frenetici della nostra opulente società occidentale. Il tempo per stare veramente insieme a chi si ama, per instaurare un dialogo costruttivo, per scoprirsi a vicenda con affetto e dedizione, è sempre più risicato, perché il lavoro spesso brucia buona parte delle energie, si torna stanchi, c’è da preparare i pasti, rimettere a posto casa… Trovare il giusto spazio per parlare con l’altro diventa raro ed è quasi un miracolo riuscire a ritagliare un briciolo di tempo per coltivare i propri interessi, perché in un rapporto occorre anche quello, anzi è fondamentale.
Ne parlavo poco tempo fa con Valeria, giovane dottoressa che si sta specializzando in chirurgia pediatrica, cugina di Donatella, la mia più cara amica d’infanzia, con cui ho condiviso la casa per più di un anno. La scorsa settimana Valeria è andata via, per seguire l’amore, proprio come scrive Gibran "quando l’amore vi chiama seguitelo, benché le sue vie siano faticose e ripide".
Le ho ripetutamente raccomandato alcuni pensieri di Gibran: "Amatevi l’un l’altro, ma dell’amore non fatene un vincolo… datevi il cuore, ma non per trattenervelo l’un l’altro, poiché solo la mano della vita può contenere il vostro cuore e reggetevi insieme, senza però stare troppo vicini: poiché le colonne del tempio sono collocate a una certa distanza, e la quercia e il cipresso non crescono l’uno all’ombra dell’altro".
Spero che Valeria ricorderà queste parole, ma poi ho un altro consiglio che per caso me è arrivato tra le mani giorni fa, rimettendo in ordine i foglietti che ci scambiamo la domenica pomeriggio negli incontri con Suor Julia, nella "Biblioteca Fioretta Mazzei" del Cimitero degli Inglesi. Non so chi me l’ha dato, ma è proprio dedicato ai giovani medici che frequentano la specializzazione.
Il brano è tratto dal libro "Quando le ruote si inceppano" di Agnese Baggio e spero che Valeria lo farà leggere ai suoi compagni di studi, è una riflessione per la vita:
Si apre la porta della corsia e un Primario col suo codazzo di giovani Assistenti fa il suo ingresso. Il Primario si ferma ad ogni letto con una presenza frettolosa e finalmente esce seguito dal suo piccolo corteo. Penso: "è entrato uscendo" e mi fermo perplessa su queste parole. Me le ripeto a me stessa. Sono io mai "entrata uscendo" dall’attesa di chi si aspettava qualcosa da me? Ogni momento negato è un momento perduto. Quanti sono i momenti perduti della mia esistenza? E’ mai possibile recuperarli?…..Quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. In LUI confido.
Ti abbraccio affettuosamente, cara Valeria, augurandoti un sereno cammino, anche interiore, nel percorso della vita…

domenica, aprile 01, 2007

Cioccolatieri ad Agliana e un proustiano bonèt

L’amico Sabino di Slow Food mi ha invitata ieri pomeriggio all’inaugurazione ad Agliana del nuovo laboratorio di Luca Mannori, l’inventore della mitica torta sette veli al cioccolato, prodotta nella pasticceria Mannori a Prato. Nasce ora "Espace Mannori" che non significa solo cioccolata, ma anche altri prodotti fra cui segnaliamo salse salate e deliziose confetture.
Per l’occasione veniva presentata una nuova selezione di praline che ci è stata illustrata nei minimi dettagli da Monica Meschini, responsabile delle relazioni esterne. Si partiva da Platano y caramelo, di fondente al latte con banana e vaniglia Bourbon, per passare a Stout, birra, latte e fondente che ci ha catturate per la sua particolarità, la birra si sentiva appena, ma lasciava un ottimo retrogusto. Poi Tirami sù, con caffè, bianco e marsala di cui abbiamo assistito alla fase di glassatura, a seguire un accattivante Mojito, che farà furore fra i fans dell’omonimo cocktail. Brunellesco è un invitante fondente in cui si miscelano il tè christnas, limone, arancio e miele, per concludere Highlander, whisky e fondente in una perfetta combinazione.
Non amo bere whisky, proprio non mi piace, ma di queste praline ne mangerei una scatola! Poi altri assaggi tutti cioccolatosi,…. e per finire le confetture Real Fruit: particolare l’esotica con mango, cocco, ananas e deliziosa quella con pere williams e tè earl grey. Devo dire che ho esagerato, per gustare tutto senza confondere i sapori, pane e acqua a volontà e non ho preso nulla degli invitanti salati del buffet.
Alla fine mi sono data alla degustazione dei vini, particolare il moscato di Trani che ho condiviso con Mannori e il cordiale Andrea Slitti, che avevo conosciuto alla degustazione di cioccolato estremo della Slow Food alla mostra mercato "Cioccolosità" a Monsummano Terme. Ancora più buono e decisamente da intenditori il moscato di Noto, sul tavolo del rinfresco. Nell’altra sala ho assaggiato il liquore del "perfetto amore" e quello che garantisce longevità, con cannella e spezie varie, proposti dalla ditta Nunquam, mi ricordavano il rosolio della nonna.
La gita ad Agliana non è finita, l’amica Letizia che non aveva bevuto troppo, si è messa al volante, a me e Sabino avrebbero ritirato la patente per eccesso di tasso alcolico, e siamo approdati nel magico regno di formaggi & Co. selezionati da Salvatore Zummo. Nella formaggeria Zummo di Agliana c’è da perdersi fra tanti prodotti gastronomici, fra cui spiccano formaggi eccellenti, anche francesi,… l’imbarazzo della scelta è notevole, finalmente ho trovato in Toscana una toma piemontese di tutto rispetto.
Gli assaggi di formaggi avevano attenuato il tasso alcolico, non era tardi e allora ho proposto all’allegra comitiva di buongustai di andare a trovare Roberto Catinari: il guru della cioccolata, pioniere indiscusso della Chocolate Valley Toscana. Confesso che mi sono innamorata di lui anni fa, alle degustazioni di cioccolato organizzate alla Biblioteca Nazionale di Firenze da Monica Meschini. Sulle tavolette di cioccolato, i deliziosi cremini, il marzapane… le forme del bosco, sono Elfa, il bosco è il mio regno, ebbene non potrei tradirlo. Impossibile invece resistere a tentazioni come la torta sette veli del Mannori, mea culpa, finirò nel girone dei golosi dell’inferno dantesco!!!
Incontrare Catinari è sempre divertente, sa far le battute, ama con passione per il suo lavoro, la barba bianca gli conferisce saggezza, mi ricorda lo scrittore TizianoTerzani, che purtroppo ci ha lasciati. Leggere un libro di Terzani sgranocchiando un fondente Sao Tomè di Catinari ti riconcilia con la vita… Mi sono già iscritta al suo corso che si terrà a maggio, i posti sono limitati, trovate la descrizione su www.chocotravels.com.
E per finire assolvo a una richiesta di alcuni miei lettori, eccovi cari amici la ricetta del Bonèt di Elfa, un delizioso dolce al cucchiaio piemontese che ricorda la mia infanzia. Se Proust aveva le Madeleines, tanto decantate nelle sue pagine, per me indimenticabile è il bonèt di quando ero bambina. Curiosamente il nome deriva dal francese "bonnet" ovvero berretto, perché la forma ricorda la cupola di un berretto… Ho migliorato la ricetta di mamma, mettendo più cacao, uso il Conacado, dominicano, equo solidale, distribuito da Altromercato.
Ingredienti per 6 persone: 1 litro di latte; 150g di zucchero per la crema, 80g di zucchero per il caramello, 6 uova, 120g di cacao amaro, 150g di amaretti, 3 cucchiai di rhum, succo e scorza di limone, burro.
Preparate gli amaretti riducendoli in polvere. Portate a ebollizione il latte in casseruola con un po’ di scorza grattugiata di limone. Fate caramellare 80g di zucchero con due cucchiai d’acqua e poche gocce di succo di limone. Distribuite il caramello sul fondo e sulle pareti di uno stampo, preferibilmente rotondo, per ricordare il berretto, facendolo girare; poi fatelo raffreddare. Sbattete i tuorli d’uovo con 150g di zucchero, utilizzando una frusta, finché non diventano chiari e spumosi. Incorporate il cacao setacciato, gli amaretti ridotti in polvere, il rhum e il latte caldo. Unite gli albumi, montati a neve ben ferma, è fondamentale, e rimescolate tutto con cura.
Versate il composto nello stampo e ponetelo in un recipiente con acqua bollente, attenzione l’acqua non deve superare la metà dello stampo. Cuocete a bagnomaria nel forno a 180° per 55 minuti (un’ora circa), dopo aver ricoperto lo stampo con carta d’alluminio precedentemente imburrata.
Terminata la cottura togliete dal forno e fate raffreddare. Lo stampo va poi tenuto in frigorifero per minimo 3 ore. Sformate su un piatto e servite decorando eventualmente con una spolverata di cacao amaro e stecche di cannella o, se preferite, con mandorle tritate.
Sono certa che incanterete gli amici con questo bonèt di Elfa…che vi aspetta, dopo Pasqua con il proseguo dei cibi e vini di Taste.
Auguri e non mangiate troppe uova al cioccolato, a proposito bellissime quelle decorate da Mannori e Catinari, farebbero felici tutti, grandi e piccini.

domenica, marzo 25, 2007

Taste: l'apoteosi del gusto

Dal 17 al 19 marzo si è svolta a Firenze la seconda edizione di Taste: un viaggio nella diversità del gusto. Questo evento è un percorso alla scoperta del cibo, fra tradizione e innovazione, che riunisce negli ampi spazi della Stazione Leopolda i più qualificati produttori italiani. L’ideatore del progetto, il "Gastronauta" Davide Paolini, è riuscito anche quest’anno a calamitare l’attenzione di operatori e cultori del buon cibo in un suggestivo percorso di assaggi eno-gastronomici. Ho trascorso tre pomeriggi ad assaggiare e gustare specialità culinarie, vini e oli in un percorso che soddisfaceva olfatto e palato, partendo dal Piemonte per giungere alla Sicilia.
Le mie origini vercellesi mi hanno subito portata all’incontro con il raffinato riso d’autore "Acquerello", carnaroli invecchiato un anno per esaltarne gusto e consistenza, presentato in barattolo di latta . Avevo scoperto questo riso diversi anni fa a un’edizione di "Giardini in Fiera" a S. Casciano, ed è stato un piacere rincontrare Piero Rondolino, il suo è un riso speciale per risotti a tre stelle Michelin, lo usa a Firenze l’Enoteca Pinchiorri, ma gli amici fiorentini lo trovano da "Baroni" al Mercato di S. Lorenzo…
Molto interessante la selezione di risi presentata da Risi& Co, con il marchio "Gli Aironi": l’amore per il riso coltivato da cinque generazioni. Oltre al riso Venere, un prodotto che ormai ha un suo mercato di cultori per le molteplici proprietà antiossidanti e nutrizionali, presentava un riso rosso selvatico di qualità. Non deve spaventarvi il tempo di cottura, dopo circa 50 minuti avrete un riso dai chicchi affusolati, croccante al palato; l’ho provato con i filetti di sgombro, condito con l’olio extra vergine di oliva Aragona, ma credo sarà ottimo anche in abbinamento col salmone e con i gamberetti saltati con il curry, come già cucino il Venere. Lo segnalerò all’amico Andrea Accordi, chef stellato Michelin del ristorante "Onice" a Villa la Vedetta, di cui vi ho già parlato.
Ma veniamo all’olio principesco Aragona, che dire è da intenditori, non per nulla ha due olive nella guida Slow Food. Ottenuto dalla varietà "cipressino" , coltivata alle pendici dell’Etna con dedizione da Roberto Paternò Castello, in quello che era il cuore dell'antico feudo dei principi di Biscari. Vero siciliano, fiero delle tradizioni culturali della sua terra, con la moglie è intervenuto anche all’interessante conferenza sugli oli extravergine guidata da Paolini, sul tema provocatorio "Olio d’oliva: tra truffe e tarocchi dov’è finito quello italiano?" . Allo stand Aragona distribuivano un ricettario prezioso e visto il tempo ancora freddo proverò le linguine con il "pesto d’inverno", mi ispira l’abbinamento dei capperi con il prezzemolo e la menta. Certo i capperi più buoni arrivano dalle isole della Sicilia, nessun problema, allo stand "La Nicchia" ho trovato ottimi capperi di Pantelleria e un saporito pesto già pronto per quando si ha fretta.
Siamo in Sicilia e non potevo non fare un salto allo stand della cioccolata Bonajuto di Modica. Vi ho già scritto dell’incontro con Pier Paolo Bonajuto a Monsummano, ora ho avuto la fortuna di conoscere il padre. La loro è una generazione di produttori di cioccolata che si tramanda l’arte dal 1880. Che dire la cioccolata al sale è da oscar, ma quella che adoro in particolare è la cioccolata al cardamomo. Cioccolata che passione!…. a Taste ce n’era di magnifica, dalla piemontese di Guido Gobino a quella della Molina, unico rappresentante della Cioccolate Valley Toscana. A quest’ultimo stand ho conosciuto Alessandro Paiano, simpatico e intraprendente, che mi ha fatto scoprire la bontà del "cretto alla salvia", un fondente extra fine al 70% di cacao aromatizzato alla salvia, veramente speciale.
Dopo la cioccolata al cardomomo di Bonajuto ho scoperto una marmellata di arancia e cardomono, dell’azienda lo Spiccho di Campiglia d’Orcia nel senese, i loro prodotti hanno un ottimo rapporto fra qualità e prezzo. Non vedo l’ora di sperimentare una panna cotta con sopra questa specialissima marmellata diluita con un po’ di Marsala e per finire una grattuggiata di cioccolata al cardamomo. Mi sa che Massimiliano Blasone, mitico pasticcere dello staff dell’Onice, mi ruberà la ricetta, ma no lui è un super creativo ne farà una più particolare. Caro Max quando tu e Andrea mi inviterete ad assaggiare il nuovo menù sappi che marmellata e cioccolata al cardomomo sono un regalino per te. Per Andrea olio d’Aragona, riso rosso selvatico, capperi di Pantelleria. Per tutto lo staff i fantastici dolcetti di Chivasso: i nocciolini della premiata ditta Bonfanti.
Del Piemonte, la mia terra, non posso non segnalare i Krumiri Rossi di Casale, i favolosi dolci al cioccolato di Cherasco, prodotti dalla Ditta Barbero fin dal 1883. Ovvia toscani che mi avete adottata non siate gelosi voi avevate una bella rappresentanza dolciaria: i famosi cantuccini del Mattei di Prato, la celebre Torta Pistocchi e la meno famosa, ma assi buona torta cioccolatosa "Villa Marta" proposta da l’osteria dell’Ortolano di Firenze.
Ora vi abbandono, cari amici che mi leggete, ma non preoccupatevi, l’itinerario goloso non è finito, salumi, pasta, vini e altre delizie gastronomiche vi attendono nella seconda puntata alla scoperta di Taste…

mercoledì, marzo 07, 2007

Cioccolata che passione

Non posso nascondere che fin da bambina adoravo la cioccolata in tutte le forme: cioccolatini, tavoletta, Nutella spalmata sul pane… In Piemonte, dove sono nata, la lavorazione della cioccolata vanta una tradizione eccellente, del resto è il paese dei gianduiotti e di un delizioso dessert tipico: il bônet, che mia madre ci preparava la domenica e si apriva la caccia all’ultimo cucchiaio con i miei fratelli per finirlo…La passione crescendo è aumentata, tanto che sono diventata sempre più esigente; la cioccolata o è straordinaria, con ingredienti di qualità, oppure non mi interessa!!! La preferenza va a quella contenente da 60 a 80 per cento di cacao.
Da vera cultrice, anche dopo il trasferimento in Toscana, vado a caccia dei migliori produttori in sagre, fiere, esposizioni… dove si possono assaggiare diverse varianti del cibo degli dei. Da due mesi gli appuntamenti si rincorrono. A Firenze c’è stata la Fiera del Cioccolato Artigianale, al teatro Saschall dal 19 al 28 gennaio, fra gli espositori veri artigiani del cioccolato come Simone De Castro, la Dolceria Donna Elvira di Modica, la Boutique del Cioccolato di Firenze. Non posso non segnalare “Hemingway”, un locale fiorentino, vicino a piazza del Carmine, dove si può trascorrere un piacevole pomeriggio o una serata con amici gustando una cioccolata in tazza, semplicemente divina, ottenuta sciogliendo una tavoletta nella percentuale che ciascuno sceglie per soddisfare il proprio gusto. Il 2 febbraio ero alla mostra mercato“Cioccolosità” a Monsummano Terme, un piacevole centro termale vicino a Pistoia, noto per aver dato i natali al celebre poeta Giusti, di cui si può visitare la casa. Una rassegna di alta qualità dove erano ben rappresentati gli artigiani cioccolatieri che hanno resa famosa nel mondo la cosiddetta Chocolate Valley Toscana: Slitti, De Bondt, Catinari, Mannori, Corsini, La Molina. Interessanti anche gli stand siciliani di Assenza e Bonajuto e del Consorzio Cioccolatieri Torinesi. Un’occasione unica per gustare l’eccellenza nella cioccolata.
Ho partecipato a una delle degustazioni promosse da Slow Food il cui tema: la cioccolata estrema, mi aveva subito catturato. Esperienza rara di gustare una selezione di cioccolata con percentuale di cacao non al di sotto dell’80 per cento. Presenti tre produttori d’eccezione, che ci hanno guidato nella degustazione: dalla Toscana Catinari di Agliana e Slitti di Monsummano Terme, dalla Sicilia Bonajuto di Modica, azienda nata nel 1880 è la più antica fabbrica di cioccolata siciliana.
In abbinamento Slow Food proponeva: passito di Pantelleria, grappa e barolo chinato. Alla fine dell’incontro mi sono intrattenuta con Roberto Catinari e Pier Paolo Bonajuto a discorrere di cioccolata scoprendo che entrambi reputavano al primo posto per l’eccellenza dei semi di cacao, quelli provenienti dall’isola di Sao Tomè….
Che dire cari amici che mi leggete, la passione per la cioccolata è contagiosa. Per chi la ama davvero merita un viaggio la rassegna CioccolaTÒ, una grande festa della cioccolata che si sta svolgendo a Torino fino all’11 marzo. L’appuntamento è nella suggestiva piazza Vittorio Veneto, la più grande d’Europa, che in questi giorni è la più dolce del mondo. Il programma prevede musica, spettacoli, giochi per ragazzi e tante belle iniziative culturali. Buona cioccolata a tutti!!!
Dimenticavo se siete cultori dei dolci a base di cioccolata in Toscana c’è un indirizzo mitico: a Prato dovete assolutamente assaggiare la torta sette veli di Luca Mannori, ha vinto il campionato mondiale dei dolci al cioccolato ed è semplicemente sublime….

mercoledì, gennaio 03, 2007

Meditazione di amore

Buon Anno a tutti cari amici che mi leggete!!!!
Speriamo davvero che questo 2007 appena cominciato sia apportatore di fantastiche novità e che almeno uno dei tanti sogni che ognuno di noi tiene nel cassetto si realizzi.
Se diamo uno sguardo al mondo, uscendo dal nostro ristretto ambito personale, la speranza più viva è che alcuni degli innumerevoli conflitti che flagellano il pianeta si risolvano e che la pace trionfi ovunque.
Forse per questo è necessario cominciare dal portare la pace in noi stessi, perchè come sostiene il monaco Thich Nhat Hanh, che ha coniugato etica buddista e impegno sociale, se non siamo in grado di amare e di prenderci cura di noi stessi non possiamo essere di grande aiuto agli altri, nè tantomeno essere portatori di un messaggio di pace.
Fin dal 1982 Thich Nhat Hanh ha fondato in Francia il Plum Village, una comunità di monaci e laici dove vive insegnando l'arte della riconciliazione e della consapevolezza nella vita quotidiana.
Una delle meditazioni estratta dai Canti e recitazioni del Plum Village è stata pubblicata in un piccolo libretto dal titolo significativo: Passi di pace, edito dagli amici dell'Associazione "Un Tempio per la Pace" in occasione della visita a Firenze nella primavera del 2003 di Thich Nhat Hanh. Ho molto apprezzato il testo della Meditazione di amore e ho iniziato a praticarla concentrandomi su me stessa, il passo successivo è stato sostituire "io" con "tu", poi con "egli" ed infine con "tutti". Il suggerimento del libretto è quello di cominciare da una persona che amiamo, poi una persona che ci è cara, poi qualcuno verso cui siamo neutrali ed infine con chi ci ha procurato sofferenza.
Il passo più impegnativo è l'ultimo, ma la sensazione è quella di una grande leggerezza, provare per credere.... ecco a voi il testo, cercate di praticare questa meditazione, i risultati saranno migliori di quanto potete lontanamente immaginare, ancora un augurio di un felicissimo 2007!!!!

Meditazione di amore
Che io possa essere in pace, felice e leggero nel corpo e nella mente.
Che io possa essere al sicuro e libero dai pericoli.
Che io possa essere libero da rabbia, afflizioni, paura e ansia.
Che io possa guardare me stesso con gli occhi della comprensione e dell'amore.
Che io possa riconoscere e toccare i semi della pace e della felicità in me.
Che io possa imparare a identificare e capire le origini della rabbia, dell'avidità e dell'illusione in me.
Che io possa imparare a nutrire ogni giorno i semi della gioia in me.
Che io possa vivere in buona salute, stabile e libero.
Che io possa essere libero da attaccamento e avversione, ma non indifferente.

venerdì, settembre 29, 2006

Incantevole "Villa La Vedetta"

Cari amici di Elfa sono sparita per quattro mesi, ma ora sono tornata a scrivere, vi chiederete dove ero finita? Ecco la risposta: ho studiato e superato l'esame per diventare "Food & Beverage Manager" presso il Centro di Formazione Professionale del Comune di Firenze e trascorso più di due mesi a lavorare in un albergo da sogno: "Villa La Vedetta". Un'antica dimora fiorentina dell'Ottocento, affacciata sulla collina che domina Firenze, è stata trasformata in hotel a cinque stelle, con 18 camere esclusive e annesso ristorante "Onice", insignito di una prestigiosa stella Michelin.
La villa è immersa in un lussureggiante giardino a lato del Piazzale Michelangelo con vista incomparabile sulla città, ma la bellezza del luogo è solo la cornice, il quadro è l'ambiente con gli innumerevoli personaggi che lo animano.
Questo articolo è dedicato a loro, ai colleghi ed amici con cui ho condiviso un periodo bellissimo, mi sono sentita accolta con calore in una grande famiglia, coordinata con entusiasmo e fermezza dal direttore Samuel Porreca. L'esordio è stato con il servizio prime colazioni e ho incontrato Raffaella, sempre allegra, sprizza gioia da tutti i pori e si sa la gioia è contagiosa. Raffa è la regina indiscussa della caffetteria, il suo cappuccino è da "oscar"!!! Del resto le origini napoletane le danno un tocco in più che trasfonde in quel caffè, arricchito da una schiuma perfetta e compatta... i clienti la amano per il suo modo di fare simpatico, ma non invadente e si sentono coccolati fin dal mattino. Cominciare con la colazione nella saletta "Aurora" è come dire "buon giorno" a Firenze. Il buffet è formidabile e nel periodo estivo l'apparecchiatura è sulla terrazza, gli uccellini svolazzano sugli alberi e becchettano sul pratino all'inglese, sullo sfondo il cupolone di Santa Maria del Fiore, il campanile di Giotto.... un angolo di paradiso all'insegna del sorriso e della gentilezza. Il calore dell'accoglienza in reception, condita da grande professionalità, passa attraverso i volti sorridenti di Carolina, Marie, Serena e gli occhi a mandorla di Miyako, che ci aggiunge la pacatezza orientale. Non dimentichiamoci dei colleghi maschi, saluto i cari ragazzi della reception, i gentilissimi facchini e i cuochi della caffetteria, i maître che si sono avvicendati, un abbraccio particolare ai ragazzi con cui ho lavorato in sala, Vasile, Niccolò ed Andrea. Un grazie a Isella che è maestra di perfezione nel servizio a tavola, alle fantastiche governanti Maria e Anna, un caro ricordo per tutte le cameriere e a Stefano magico manutentore.
Sapete tutti benissimo che il mio cuore batte per lo staff della cucina del ristorante, la cui veranda si affaccia sullo splendido giardino e sulla piscina dell'hotel. Sono stata ammessa con Aurelie, dolce stagista francese di Strasburgo, a collaborare per un breve periodo in una fucina di creazioni di altissimo livello, atte a soddisfare i palati più esigenti. Non è facile dirigere una cucina stellata in un ambiente di ridotte dimensioni, ma lo chef Andrea Accordi sa coniugare la capacità di gestire le risorse umane all'estro creativo. Nel menù i sapori della cucina occidentale sono impreziositi dal sapiente uso delle spezie e da influssi asiatici derivanti da anni d'esperienza maturata all'estero ed in particolare al ristorante Regatta del Royal Meridien di Phuket. La brigata di cucina è ben affiatata con i simpaticissimi Luca, Marco e Stefano coadiuvati da stagisti.
Una menzione particolare all'ottimo Massimiliano Blasone, un acrobata della pasticceria, i suoi dolci sono una delizia per gli occhi e per il palato. Decorare è un arte che raggiunge vertici assoluti nell'abile pasticciere e ne rimani affascinato, tanto che non vorresti distruggere le meravigliose costruzioni, ma poi la gola prende il sopravvento ed è il trionfo del gusto... Caro Max grazie per le tue lezioni di pasticceria, vedere te, Andrea e i fantastici ragazzi della cucina al lavoro è stata un’esperienza incredibile!!
Spero di non aver tralasciato nessuno, lo sapete che mi mancate tutti quanti e mi piacerebbe tornare a lavorare con voi!!!!
Dimenticavo… un ringraziamento tutto speciale al prof. Ivano Bencini che ha sponsorizzato la mia candidatura allo stage nell’incantevole “Villa La Vedetta”.

sabato, aprile 29, 2006

In giardino

Tornare alla casa della mia infanzia è sempre una gioia, fra le vecchie mura mi sento protetta e affiorano i ricordi di giorni felici, senza pensieri, dove la vita fluiva tranquilla fra giochi e risate spensierate di bambini che si rincorrevano nel giardino e nel parco, felici di essere immersi in un piccolo mondo incantato.
Il giardino ora appare devastato dalla neve che quest’inverno è scesa copiosa; mi fanno tenerezza gli alberi con i rami troncati, piegati dal peso di quel manto bianco e soffice, leggero solo nell’apparenza.
La grande magnolia che ha più di centoventi anni ha sofferto, appaiono varie spaccature sul tronco, ampie fronde con le foglie ormai secche penzolano qua e là, ma sono certa che dopo la potatura si riprenderà e la rivedrò splendere sotto il sole, con le foglie verde intenso, lucide e lisce su un lato, opache e vellutate sull’altro, di tonalità nocciola. Ricorderò sempre la magia di una notte d’estate con la luna piena, i bambù del canneto fremevano scossi dal vento. La luce pallida della luna si rifletteva sulle foglie lucenti della magnolia, i grandi fiori bianchi emanavano un profumo inebriante che si mescolava nell’aria della notte, ero rimasta a lungo sulla grande terrazza, facendomi avvolgere dal respiro del vento e baciare dai raggi della luna.
Mi avventuro nel canneto, che desolazione vedere quelle canne altissime spezzate e piegate, ma i bambù si rigenerano e dalle vecchie radici nasceranno altri germogli, rispunterà una vita nuova; l’essere umano in preda ad una passione amorosa può restarne devastato come il canneto in una tempesta di neve, il cuore sanguina, ma poi le ferite si rimarginano e si ritorna a vivere accresciuti dall’esperienza di quell’amore che ha cambiato il nostro modo di vedere e affrontare il mondo.
Nella vita la cosa più importante è amare e sentirsi amati, anche le storie che appartengono al nostro passato lasciano in noi emozioni e ricordi, che per anni restano sopiti, poi improvvisamente riaffiorano e con loro tornano alla mente i desideri irrealizzati, rimasti nel limbo della nostra immaginazione, che possono trascinarci verso orizzonti sconosciuti, al di là delle nuvole, dove si rincorrono i sogni di oggi con quelli di quando eravamo bambini, che c’inseguono anche da adulti.
Fin da bambina ho sempre ammirato le farfalle, in giardino anche ora se ne incontrano di bellissime con ali variopinte o candide, quando il sole è troppo forte si riparano fra le fronde degli alberi e riappaiono al tramonto.
La scorsa estate ero in terrazza, poco prima del tramonto, godevo degli ultimi caldi raggi del sole con gli occhi socchiusi, improvvisamente sono apparse due farfalle bianche che volteggiavano sopra di me e poi si rincorrevano fra le fronde del canneto che lambiscono la terrazza: erano farfalle in amore. Si univano, poi felici si separavano, tornavano a sfiorarsi accarezzandosi con le ali, poi si ricongiungevano con una leggerezza infinita, sono rimasta incantata pensando che sarebbe stato meraviglioso fare l’amore imitando le farfalle, come in una danza.
Inizia a piovere, devo tornare in casa, tira un forte vento, sul lago in lontananza s’intravedono larghe onde increspate, anche dall’acqua sembrano voler uscire le passioni nascoste, ma poi la brezza svanisce e la superficie del lago torna pacata, con i riflessi dorati del sole che scompare, a poco a poco, dietro le cime delle montagne. Cala la notte nella quiete di un luogo dove la natura è ancora incontaminata.
All’alba corro alla finestra a schiudere le persiane, rimango estasiata a contemplare la bellezza delle montagne che incoronano il lago e riflettono sulla neve la luce rosata dell’aurora. Il cielo è limpido, senza nuvole e le rondini sfrecciano di fronte alla finestra mostrando il petto bianco, pulsante di vita. Si odono i cinguettii di uccelli di tante specie che hanno trovato rifugio nel giardino e nel parco della villa che è un po’ abbandonato; al mattino il risveglio è sempre allietato dal loro concerto, una musica che ti avvolge nell’armonia della bellezza della Creazione.
Adoro il giardino della casa natale, la primavera ha fatto sbocciare i fiori bianchi dei cespugli che contrastano con il verde della siepe di bosso, i lillà a fianco al canneto sono in piena fioritura e la fragranza si espande nell’aria, fra pochi giorni saranno sfioriti, ma già le ortensie si preparano a tempestarsi di corolle rosa e la vita del giardino continua. Nel libro “Saggezze”, che raccoglie i pensieri di maestri dell’India, ho letto una splendida riflessione di Mata Amritanandamayi:
“La vita è come un giardino: è del tutto normale che le foglie si secchino e i fiori appassiscano. Soltanto se ci ripuliamo dal decadimento del passato potremo realmente godere della bellezza di nuove foglie e fiori. Allo stesso modo dobbiamo ripulire la mente dall’oscurità delle brutte esperienze del passato. La vita è ricordo della dimenticanza. Perdonate ciò che deve essere perdonato, dimenticate quel che è da dimenticare. Abbracciamo la vita con rinnovato vigore. Dovremo riuscire ad affrontare ogni momento della vita con aspettativa rinnovata, come un fiore appena sbocciato”.
Oggi desidero essere un lillà, domani un’ortensia o una rosa… la mia vita continua in un rinnovarsi di fioriture.